Manifesto Politico Pavia Pride 2023

DISARMATE

resistenze divergenti

 

Siamo persone disarmate, vogliamo disarmare il mondo.

 

La nostra esperienza di persone LGBTI+ si storicizza nella violenza e nell’oppressione subìte, nella negazione e nella persecuzione. Eravamo disarmate di fronte all’inquisizione e sulla forca, lo eravamo nei manicomi, al confino, nei lager, eravamo disarmate nei tribunali e nelle prigioni. E in molti posti del mondo abitiamo le carceri, le camere di tortura, i campi di rieducazione, le piazze della condanna a morte. 

 

Disarmate, ci siamo ritrovate, ci siamo riconosciute e organizzate, abbiamo iniziato la lotta di liberazione. Non avevamo armi, non avevamo strumenti di violenza. Avevamo e abbiamo “soltanto” la verità delle nostre vite e la materialità dei nostri corpi, l’orgoglio di essere noi stesse, la favolosità di essere, finalmente, visibili e di mostrare chi siamo. E se le nostre esistenze danno fastidio, continueremo, orgogliosamente e finché sarà necessario, a dare fastidio.

 

Disarmate, nella luce dei nostri colori, nella musica e nella danza, nella bellezza dei volti e delle mani che si toccano e si alzano verso il cielo, delle labbra che si toccano, si affrontano, si desiderano, dei corpi che riempiono le strade e le piazze, delle voci che gridano l’orgoglio di esistere, di vivere, di resistere, vogliamo opporci a ogni forma di violenza contro le persone LGBTI+ e contro qualunque persona.

 

Disarmate, resistiamo e ci opponiamo alla negazione dei diritti umani, che comincia qui, nelle strade che attraversiamo ogni giorno; resistiamo e ci opponiamo con gli strumenti di cultura e di conoscenza, studiando la storia e le storie di minoranza, con la realtà delle nostre esperienze, con il presidio dei nostri corpi e la potenza delle nostre parole di libertà, riaffermando la necessità di una coscienza collettiva dei diritti umani, della pratica collettiva dei diritti umani.

Perché siamo persone lesbiche, gay, bisessuali, trans*, non binarie, e conosciamo sulla nostra pelle le conseguenze delle violenze e delle discriminazioni.

Perché siamo persone LGBTI+ e migranti, e conosciamo sulla nostra pelle la persecuzione e la tortura, perché abbiamo messo a rischio la nostra vita, abbiamo attraversato il deserto e il mare per essere libere.

Perché siamo persone LGBTI+ e con disabilità, e conosciamo sulla nostra pelle l’abilismo e l’omolesbobitransfobia, conosciamo l’ostacolo e la segregazione.

Perché siamo persone LGBTI+ e neurodivergenti, e conosciamo sulla nostra pelle il muro e la ferita, il pregiudizio e l’esclusione.

Perché siamo persone LGBTI+ e conosciamo sulla nostra pelle il margine sociale, la povertà, la morsa che combina insieme l’omolesbobitransfobia, il razzismo, l’abilismo, la superstizione e l’ignoranza, che ci vorrebbe invisibili nel disastro del mondo, nell’esposizione alla violenza delle diseguaglianze economiche, delle ingiustizie sociali, della crisi climatica.

 

Disarmate, ci opponiamo con la verità e l’amore delle nostre famiglie, con la realtà, a chi discrimina le nostre figlie e i nostri figli, privandole delle tutele garantite a tutte le altre bambine e agli altri bambini. Disarmate e orgogliose raccontiamo le nostre incredibili storie di discriminazione, perché todes devono sapere che è in atto una violenta operazione di demolizione di diritti faticosamente conquistati, che si discriminano i bambini e le bambine delle famiglie omogenitoriali, che si cerca, con le circolari ministeriali e gli agguati burocratici delle procure, di privarli dei loro genitori.

 

Disarmate, abbiamo praticato e rivendicato la libertà e la felicità delle relazioni sessuali e affettive, raccontando la gioia di autodeterminarci rompendo i modelli asfittici e violenti del patriarcato. Continuiamo a rivendicare la liberazione della sessualità, la dignità di ogni esperienza libera e consapevole di famiglia, di affettività, di sesso.

 

Disarmate, ci siamo fatte carico, con la forza della solidarietà comunitaria, delle conseguenze dell’omolesbobitransfobia, che genera ferite profonde, che può manifestarsi nel contesto lavorativo, scolastico, familiare – in ogni contesto sociale – e che produce ingiustizie e discriminazioni; per contrastare tutto questo abbiamo costruito strumenti di tutela e di lotta, mettendo reciprocamente a disposizione il tempo, la passione, l’intelligenza di ciascuna di noi. E nelle strade e nelle piazze vogliamo raccontare questa esperienza di lotta.

 

Disarmate, alla violenza sui nostri corpi, opponiamo la meraviglia di tutti i nostri corpi, la varietà e la singolarità, la bellezza liberata da ogni stereotipo, dall’oppressione di ogni modello.

 

Disarmate, rivendichiamo la liberazione dalla gabbia del binarismo e il diritto di autodeterminare la nostra identità di genere: siamo persone trans* e non binarie, e sentiamo il dovere di essere visibili ogni giorno, di conquistare ogni giorno un pezzo di strada, nel mondo del lavoro, a scuola, in famiglia, verso la liberazione dalla transfobia. Lo dobbiamo fare per Cloe, per Sasha, per Camilla: per chi, a causa della violenza transfobica, non è più con noi. Sentiamo il dovere di ribadire, a chi non ci riconosce, che esistiamo, e che le nostre esistenze sono favolosamente rivoluzionarie. Disarmate lo facciamo per chiedere tutele, tramite la visibilità dei nostri corpi non standardizzati e la potenza dei nostri racconti di un quotidiano fatto di negazioni ma anche di traguardi raggiunti con rabbia e orgoglio. Lo dobbiamo fare per todes.       

 

Disarmate, di fronte all’ “alone viola” che ci circondava, allo stigma che opprime le persone che vivono con HIV, abbiamo opposto, ancora una volta, il nostro orgoglio e la nostra visibilità. Qui, oggi, c’è chi ha il coraggio di dire: “Io vivo con HIV”; qui, oggi, lo stigma lo si combatte a viso aperto, promuovendo tutti gli strumenti di prevenzione, dal condom alla prep, gridando U = U, un’equazione di libertà e sopravvivenza.

 

Disarmate, gridiamo: “disarmate gli arsenali”, disarmiamo il mondo, perché vivere le relazioni tra le persone e tra i popoli senza violenza è possibile. È la sola strada che vogliamo percorrere.

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