TORNARE FUORI! Ad abitare il mondo, a costruirlo, tornare fuori e respirare dopo i due anni durissimi di pandemia. Tantissime persone LGBTI+, tant* di noi, hanno subìto il peso doppio, due volte più gravoso, delle restrizioni e dell’omolesbobitransfobia, ancora più duramente praticata nei recinti delle limitazioni anticontagio, nelle stanze chiuse. Nella separazione e nella distanza, per tant* di noi si sono accesi gli inferni della negazione e della violenza. Tornare fuori per portarlo fuori, tutto questo dolore, perché siamo qui e stiamo vivendo la nostra vita, per far esplodere le solitudini, per abbracciarci di nuovo, per ritrovarci e riconoscerci, per toccarci, baciarci e ballare nella folla, per rivendicare la bellezza di essere persone libere e liberate nella nostra sessualità e nella nostra identità, per raccontare la bellezza dei corpi, di tutti i corpi, contro ogni pregiudizio razzista, abilista, misogino, machista, omolesbobitransfobico.
TORNARE FUORI! Fuori dal virtuale, per tornare nella realtà, nella fisicità degli spazi, nella verità delle relazioni, per rappresentarci fino in fondo per quello che siamo, con tutta la potente e indispensabile diversità di ciascun*, che è la complessità e la favolosità di todes. Tornare fuori per restare fuori dallo standard, per smantellare la norma, il modello di persona e di società che, in quanto persone LGBTI+, ci ha escluse e continua a escluderci, che ci ha perseguitate, torturate, deportate e uccise, e continua a farlo in tante zone sociali e in tanti luoghi del mondo.
TORNARE FUORI! Perché è nella realtà che possiamo praticare la solidarietà, essere una comunità, prenderci cura e interessarci, vivere libere relazioni e amare chi vogliamo. Tornare fuori perché dobbiamo costruire e attraversare gli spazi liberati dallo stigma contro le persone che vivono con HIV. Siamo todes sierocoinvolt*.
TORNARE FUORI! Con il cuore rivolto a Sanremo, a quell’aprile bellissimo di cinquant’anni fa, quando il personale di ciascuno è esploso in un coming out politico, collettivo e liberatorio, quando è stato chiaro che non avremmo più taciuto, che avremmo gridato tutto. Tornare fuori per praticare la vendetta dolce di essere noi stess* di fronte a chi ci odia e a chi ci nega, di fronte al mondo. Fuori dall’armadio, fuori dalla norma, fuori dalle gabbie del patriarcato, fuori dall’invisibilità, fuori dal laccio delle discriminazioni, fuori dal buio profondo delle diseguaglianze, per contribuire a definire il mondo con la nostra presenza, con le nostre idee, con i nostri corpi.
TORNARE FUORI!